Il diario del film

Il testo

Assolo è un piccolo film, una piccola storia che racconta anche qualcosa di abbastanza banale, ma non che sia di poca importanza ma perché tutte le cose viste da fuori diventano un po’ banali. Non c’è niente di più divertente, patetico, ridicolo di una persona innamorata quando viene vista dall’esterno. 
E' la storia di un musicista, che potrebbe essere un pittore, uno scrittore o un artista, che passa la sua vita, dalla sua infanzia fino ad arrivare all’ età adulta, focalizzata su un unico obiettivo, quello di arrivare alla perfezione, quindi non solo talento ma anche tanta tecnica.
 Cosa significa per una persona così ossessionata vivere in un mondo imperfetto? con delle persone imperfette? Danny trova un escamotage, lui ha un ancóra che diventa un’azione a ripetere. Danny in ogni relazione ripete le cose nelle quali si sente sicuro. Però mentre il pianoforte ha 88 tasti e da lì non c’è possibilità di muoversi, le persone hanno molte più variabili e diventa molto più difficile. 
Questa equazione a ripetere diventa un ossessione e questa a sua volta diventa una mancanza di tempo. Lui è costretto a rincorrere tutta la vita il tempo per imparare delle cose. 
Il tempo che resta per vivere e cercare questa perfezione diminuisce e questo inevitabilmente inizia a confondersi, non sapendo più la dimensione.


Chiavi di lettura

Il tempo: 

Il tempo in realtà in questo film non esiste, perché si perde. Si perde la cognizione del tempo e il pensiero ossessivo fa vivere di continuo situazioni e sentimenti come fossero le uniche ancore di salvezza alle quali aggrapparsi.
Questa equazione a ripetere diventa un' ossessione e questa a sua volta diventa una mancanza di tempo. Lui è costretto a rincorrere tutta la vita il tempo per imparare delle cose, il tempo che resta per vivere e cercare questa perfezione diminuisce e questo inevitabilmente inizia a confondersi, non sapendo più la dimensione.

L'ossessione:

L'insorgenza di un'idea, una rappresentazione mentale, impulsi, immagini, fantasie.
La vita di un musicista, di un artista è piena di ossessioni.
Ma l'ossessione di Danny nel raggiungere la perfezione gli provoca una rissa interiore. Nelle sue viscere, nella sua testa, nella sua psiche.
Quella perfezione formale e concettuale che non è di questo mondo ma che prende le redini e lo trascina ai ricordi più vivi, dalle mille sfaccettature.
Ricordi, pensieri di amori perduti, conquistati, traditi. Ai treni persi, alle occasioni mancate.
La perfezione dell'uniformità. Tutti i musicisti la cercano. Danny si perde nell'incapacità di decidere.

Le donne e i sensi di colpa:

L'ossessione di Danny nasce dai sensi di colpa. Dall'incapacità di vivere le sue storie imperfette, con persone imperfette. Dedicare del tempo ad ascoltare gli altri è impossibile e l'unico vero compiacimento gli arriva nel raccontare i suoi amori, i suoi timori, le sue paure.

Danny è concentrato su se stesso e non sa rapportarsi soprattutto con le donne che sono il suo specchio, e forse ancora più ciniche e lucide. Rimane senza parole, non sa rispondere.

Lavoro registico:


ASSOLO  si rifà al “dramma” romantico sentimentale in ambiente musicale, con un qualche debito al Mo’ Better Blues di Spike Lee, anche se una certa disinvoltura nel gioco continuo che il protagonista fa con i realissimi fantasmi della sua memoria e con i ricordi stessi ci porta in una dimensione prossima a quelle di Kaufman (specie per il suo Eternal Sunshine of the
SpotlessMind). 
Mentre, riferendoci all'aspetto ironico e distaccato e al complicato rapporto tra la vita e la sua rappresentazione che caratterizza il protagonista, è d'obbligo citare Woody Allen, almeno per il suo Deconstructing Harry.
Però che il modo con il quale il sassofonista Danny sweettouch Caputo si pone nei confronti del “tempo perduto” è una malinconia tutta proiettata al futuro, è la ricerca del superamento del limite, dell'incapacità a collocarsi nel mondo così com'è, è il volontario rinunciare alla necessaria perdita d'umanità per condurre un'esistenza normale. 
La musica di quell'assolo di sax che dovrebbe essere il compimento di una vita di studio e sacrificio, il passaporto per lasciare la selva dei musicisti di talento e diventare una star nel firmamento mondiale, viene continuamente rimandata, destinando alla ricercatezza e alla purezza dell'arte il ruolo dell'unica e ultima oasi di completa realizzazione e umanità.

La parola agli attori:


Antonio De Matteo: 
"Essendo un attore e non un musicista, ho dato forza, pensiero e voce alla mia ossessione quella dell’arte della recitazione, che io porto con me tutto il giorno, ogni giorno soprattutto in Assolo. Questo all’inizio era un testo teatrale, che noi abbiamo portato in giro per anni, io conosco Massimo dal 2002, da quando sono uscito dal Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho incontrato lui ed è iniziata questa avventura che approda al cinema e tutti i giorni prima delle riprese e prima dello spettacolo, ho da anni ripetuto questo aspetto ossessivo fino a farlo mio del tutto, perché era il veicolo e il tramite per arrivare a realizzare il mio sogno, quello di far diventare pagine scritte reali, le più reali possibili, anche se apparentemente sono lontane da una realtà parlata e vissuta."
La parola al pubblico e alla critica:


Da Ciak:

Grande l’ambizione del “minuto” Assolo di Massimo Piccolo, film costruito con tenacia, passione e pochi mezzi. La storia è quella del sassofonista Danny Caputo (Antonio De Matteo) che sta per debuttare in mitico locale di New York e in quei cinquanta minuti che lo separano dall’annuncio, dal trionfo e dalla consacrazione rivive ogni incontro e ogni istante della sua vita, mentre la musica risuona sulle immagini e la voce fuori campo ne collega ogni frammento. Più che l’attesa vale la voluta dilatazione dei tempi, il procrastinare per non chiudere mai davvero con la propria anima.
Il film è fatto di poco, una nota, un tema ripetuto, personaggi su sfondi neutri, il fumo di un night club, una fotografia suggestiva e, nel complesso, fa della povertà di mezzi un punto a favore, una scelta stilistica. Manca il coraggio di tagliare su monologhi interiori e situazioni ripetute, ma l’inizio è promettente.


Da Il Mattino:

"Non è un esordio facile nè scontato quello di Assolo, che a dispetto del budget ridotto, ha messo su un film che prova ad essere ambizioso senza andare a discapito di una certa leggerezza."


1 commento:

  1. Ho visto il trailer e il testuale: intrigante, anche perchè appassionato di jazz. Mi chiedevo dove fosse possibile trovarlo in sala. Grazie, ciao. Gero

    RispondiElimina